Dopo il faccia a faccia con Giorgia Meloni, Enrico Letta “volta pagina”. Cube così ai candidati del Pd, accreditandosi quale unico competitor della destra alle prossime elezioni. Una strategia che punta a escludere dalla partita Giuseppe Conte e Carlo Calenda. I diretti interessati, però, non ci stanno. Il chief M5S, in particolare, non solo continua a escludere un’alleanza con i dem, utilizzando toni durissimi, ma stuzzica direttamente il segretario intimandogli di “chiedere scusa” sul Superbonus. Proprio sul dl Aiuti, però, arriva la levata di scudi dei dem: “Conte ha solo perso tempo e fatto il gioco delle tra carte, ha giocato con 17 miliardi aiuti”, è la convinzione del Nazareno. Uno scontro che rafforza la convinzione di Conte, per il quale “è troppo tardi” per un accordo con il Pd, anche dopo il voto. E comunque “mai con Letta”, è il suo messaggio. Il chief del M5S, intervistato nello Speciale elezioni di LaPresse, è categorico: “Con questi vertici del Pd a un tavolo non mi ci siedo”, perché “con i cittadini paga la coerenza e la linearità” e “le giravolte non sono credibili”. Confortato dai sondaggi, Conte si spinge advert affermare che il Pd “in senso assolutamente irragionevole e irrazionale ha fatto scelte suicide”.
La vera posta in gioco è la palma di primo partito tra quelli che si oppongono al centrodestra. Letta continua a sostenere che “andiamo al voto con una legge elettorale iper-maggioritaria, non un sistema proporzionale, c’è chi vince e che c’è chi perde”, insistendo quindi sul voto utile alla coalizione di centrosinistra. Ma per il presidente dei Cinque stelle il voto utile potrebbe essere proprio quello al Movimento, soprattutto nel meridione: “Al Sud in questo momento ci accreditano come la prima forza politica”, cube ancora, e “questo significa che possiamo vincere molti collegi uninominali” che “all’inizio si ritenevano persi”, aggiunge dopo. Per questo Conte intende continuare la campagna elettorale nelle piazze – in particolare nel Mezzogiorno (domani sarà in Puglia) – dove però non vedremo Beppe Grillo. Il garante del M5S molto probabilmente non parteciperà neppure alla chiusura della campagna elettorale in piazza Santi Apostoli, a Roma. “Non credo” che ci sarà, annuncia il chief dei Cinque stelle” ma “se volesse venire mi farebbe piacere”. In ogni caso Grillo “sta partecipando attivamente a questa campagna elettorale, dando un contributo intenso sul programma”, chiosa l’avvocato.
A tenere banco, nel cosiddetto ‘campo largo’, ci sono poi le polemiche postume sul confronto di ieri tra Letta e la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Se Conte la liquida come una “chiacchierata tra amici”, per il segretario dem quel duello “stabilisce il body della campagna elettorale: o noi o Meloni. Non è un caso che Calenda abbia fatto il pazzo ieri”, continua, definendo “patetica quella cosa che Calenda ha fatto, di mettersi in uno studio televisivo da solo e fare il suo commento al dibattito”. Pronta la risposta del chief di Azione e del ‘terzo polo’: “Enrico Letta nervosismo e maleducazione non sono da te. Ieri ho colmato una lacuna. Nei paesi seri i confronti si fanno tra tutti i chief. Chi si sottrae al confronto non è un chief. Quando vuoi sono qui per confrontarmi sui fatti. Ritrova la calma e l’autorevolezza”.