«Il comandante del primo battaglione del reggimento Azov Oleg Vasilyevich Mudrak. Cento giorni di prigionia» è una foto che mostra l’ufficiale ucraino terribilmente dimagrito, e che lo scrittore e giornalista Stanislav Aseyev ha postato martedì su Twitter; 32 anni, nato a Donestsk, insignito di un premio letterario e due premi al giornalismo, Aseyev la condizioni di prigionia imposte dai russi le conosce di prima mano, perché nel 2017 fu arrestato dai miliziani della Repubblica Popolare di Donetsk, dopo tre anni in cui mandava corrispondenze dalla sua città natale occupata. E fu condannato a 15 anni, anche se dopo 962 giorni di carcerazione in cui fece anche uno sciopero della fame fu liberato in uno scambio di prigionieri.
L’immagine evoca quelle dei detenuti dei lager nazisti dopo la liberazione, e può suscitare qualche sarcasmo su una “denazificazione” condotta con metodi nazisti. Ieri period però soprattutto il giorno in cui Josep Borrell al termine del Consiglio dei ministri degli Esteri della Ue e Praga ha comunicato la decisione di sospendere l’accordo Ue-Russia sulla facilitazione dei visti, oltre che quella di non riconoscere i passaporti rilasciati dal le autorità russe nei territori occupati dell’Ucraina. La seconda decisione period scontata, la prima invece, opera di compro messo, ha scontentato sia il Cremlino («L’Ue si sta sparando sui piedi»), sia Kiev, che con i Paesi dell’est spingeva per il blocco totale agli ingressi dalla Russia, per timore di infiltrazioni di spie.
PROBLEMA ATOMICO
Sempre ieri è arrivata a Zaporizhia la missione dell’Aiea che secondo il suo direttore genera le Rafael Grossi ha lo scopo di «evitare un incidente nucleare». In teoria dovrebbe durare fino a sabato. Yevhen Balytskyi, capo dell’amministrazione civile-militare dell’Oblast di Zaporizhia nominato dai russi, afferma che gli ispettori «hanno un giorno per ispezionare il funzionamento dell’impianto. Se diranno che è necessario intervenire su alcuni elementi, saremo in grado di farlo nel corso dell’ispezione». L’obiettivo dichiarato dell’Aiea di «ispezionare il funzionamento della centrale» gli sembra «piuttosto vago». In realtà, fanno capire, sarebbero più disponibili, se gli ispettori passassero per i territori sotto controllo russo piuttosto che sotto controllo ucraino. Ma i russi doc suggeriscono invece che resti una missione permanente. E gli ucraini chiedono che Mosca la smetta di bombardare strada verso Zaporizhia Intanto, continua l’impressione per l’annunciata offensiva ucraina su Kherson, ormai arrivata al terzo giorno. I russi ormai non la negano più, ma dicono che è stata respinta, e che gli ucraini vi hanno perso 1700 effettivi. In compenso, sempre media russi suggeriscono che gli ucraini starebbero per lanciare un’altra offensiva sul fronte di Kharkiv. Da parte ucraina c’è invece un silenzio stampa, imposto per esigenze di segreto militare fino a martedì prossimo. In effetti sembra che i russi abbiano dovuto arretrare di sei km, e cedere il controllo del villaggio di Sukhoy Stavok, che peraltro period stato sotto controllo ucraino fino a giugno.
NESSUNO PREVALE
Si tratta insomma di una ennesima oscillazione di un fronte che in stile Grande Guerra va avanti e indietro di pochissimo, e in cui finora per gli ucraini stava la superiorità numerica e per i russi la superiorità del fuoco di artiglieria. Ma questo è ora più debole, per la quantità di depositi di munizioni russi che gli ucraini sono riusciti a far saltare grazie all’arrivo delle nuove armi occidentali. Distrutti anche i due ponti che collegavano la sponda nord del fiume Dnipro a quella sud, i 25.000 russi di Kherson sono ora collegati con ponti di barche e chiatte, a loro volta sotto il tiro di Himars, droni e partigiani. Insomma, è forte il rischio di restare in trappola. Se cade Kherson, la Crimea può essere presa per sete. Secondo esperti militari, un problema degli ucraini potrebbe essere che finora si sono difesi, ed ora devono letteralmente “imparare” advert attaccare.