Monday, August 22, 2022
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Quella Liguria da bere a un passo dalle Cinque Terre


Qui non giunge l’eco dei villeggianti sulle spiagge – siamo a soli cinque chilometri in linea d’aria dal mare – e non c’è nemmeno traccia del caos frenetico della trafficata by way of Aurelia. La Val di Vara è un luogo incantato e incontaminato, caratterizzato nel suo declinare verso il mare da boschi, fiumi, pascoli, vigneti ed orti. Ed è anche una delle zone più interessanti (e meno valorizzate) nel mondo del vino italiano. Il Levante Ligure enoico non è solo “Cinque Terre” e questo territorio aspro e montano alle spalle di Sestri Levante, con un microclima eccezionale – notti fresche e giornate calde e ventilate – ha davvero molto da raccontare.

Il paese di Carro

Il paese di Carro 

Lo ha compreso Gianluigi Careddu, genovese con Dna paterno della Gallura, che poco più di tre lustri fa ha dato avvio a un progetto imprenditoriale e sentimentale di viticoltura estrema nell’antico e minuscolo borgo di Carro, che è un bijoux dove spesso capita di soggiornare. Lui è partito dalla località dove il nonno aveva una piccola vigna e da lì è stato un susseguirsi di acquisizioni di minuscole particelle frammezzate, molte delle quali abbandonate all’incuria da decenni, dove, con grandi sforzi di livellamenti e di ricostruzione di antichi terrazzamenti, il suo sogno si è realizzato. E oggi ha anche le sembianze della nuova cantina costruita: una proprietà di 1.100 mq circa che period stata abbandonata da 35 anni, ubicata sulle colline delle “gruzze”, appennino spezzino.

 

Gianluigi, poi ha un “padrino” d’eccezione, quel Sergio Circella de La Brinca di Né, l’“Oste d’Italia”, che è stato il primo a credere nei suoi vini e a dargli i giusti stimoli per gli anni a seguire. Da parte nostra, invece, dopo tre anni di frequentazione di Carro (uscita a Carrodano) ci siamo convinti della crescita e dell’ottima evoluzione di questa cantina.

 

Oggi, gli ettari vitati complessivi sono tre e mezzo (25 mila le bottiglie), condotti rigorosamente coi dettami del biologico, bandendo l’uso di pesticidi e diserbanti e alimentando i vigneti con sovescio e letame naturale che proviene dai pascoli di amici allevatori dell’Alta Val di Vara. In cantina solo vasche d’acciaio, fermentazioni con controllo delle temperature, chiarifiche con argille naturali e filtrazioni blande.

Il Liguria di Levante Bianco "Campo Grande"

Il Liguria di Levante Bianco “Campo Grande” 

I suoi bianchi sono tutti grandi vini. Non resta che scoprirli: a partire dal Liguria di Levante Bianco “Campo Grande” 2021, ottenuto da vecchi ceppi di albarola, alcuni su piede franco; ha colore paglierino chiaro, un naso ricco di essenza floreale, un sorso strutturato che ha una sua chiusura sapida.

Il Liguria di Levante Bianco "Poggio alle Api"

Il Liguria di Levante Bianco “Poggio alle Api” 

Il Liguria di Levante Bianco “Poggio Alle Api” 2021 al pari del precedente, deriva da uve albarola 100%. Giallo paglierino, ha un naso mediterraneo dove spiccano lavanda e zafferano, in bocca è quasi tannico con finale ammandorlato.

Il Liguria di Levante Bianco "Cian dei Seri"

Il Liguria di Levante Bianco “Cian dei Seri” 

Infine il Liguria di Levante Bianco “Cian dei Seri” 2021 uvaggio di vermentino 80% con aggiunta di un 10% di albarola e 10% di sauvignon: al naso punta sulle word di erbe aromatiche con la salvia che spicca su fondo fruttato (mela), la sapidità finale ingolosisce.

Il Liguria di Levante Rosato "Baccarossa"

Il Liguria di Levante Rosato “Baccarossa” 

Anche il rosato sa distinguersi: il Liguria di Levante Rosato “Baccarossa” 2021 è molto erbaceo, con profumi di glicine e lampone che ritorna in bocca.

Il Rosso "Fonte dietro il sole"

Il Rosso “Fonte dietro il sole” 

E c’è anche un rosso ben fruttato e strutturato, e dal bel colore rubino intenso: è il “Fonte dietro il sole”, mix di uve merlot (50%), syrah (40%) e ciliegiolo (10%). Poteva non essere il solo; lo scorso anno, infatti, il suo nuovo vigneto terrazzato di uve granaccia, realizzato con grande fatica su pendenze estreme dopo aver disboscato e livellato una sorta di foresta quasi impenetrabile, è stato completamente distrutto dai caprioli e dai cinghiali. Ma Gianluigi non si è certo perso d’animo e ha reimpiantato le barbatelle, pronto a sorprenderci tra un paio d’anni, dopo aver risolto il suo dilemma tra anfora e legno, con un granaccia in purezza che farà ancora parlare de I Cerri.

 

I Cerri

Carro (Sp), by way of alla Torre, 7.

Cantina: by way of Garibotti, 9

Tel. 348 51 02 780 – 347 594 07 29

Una bottiglia di Liguria di Levante Bianco “Campo Grande” 2021: euro 18

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