Roma, 19 ott. (Adnkronos) – Un tesoretto di 4 milioni di euro, pronto a rimpinguare le casse del M5S. Tra novembre e dicembre sui conti correnti dei parlamentari a positive corsa e con due mandati alle spalle arriverà una cifra di circa 90mila euro – la metà per chi ne ha espletato soltanto uno-: si tratta dell’assegno di positive mandato spettante a deputati e senatori uscenti. Ma che, per le regole grilline volute inizialmente da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, vanno conteggiate nelle ‘restituzioni’ dei pentastellati. Ne sa qualcosa Alessandro Di Battista che, a positive del suo unico mandato in Parlamento, restituì ben 43mila euro.
Perché, agli albori del Movimento, i due fondatori avavano preteso che l’assegno venisse restituito per intero. Poi Luigi Di Maio nelle vesti di capo politico aveva deciso di rivedere la norma, limando a due terzi il tesoretto da rendere. Fatto sta, che ben 46 deputati e senatori a positive corsa, dunque non più ricandidabili per la tagliola del doppio mandato, dovrebbero rendere l’assegno per tenere fede all’impegno messo nero su bianco nel codice etico del M5S. Che obbliga di fatto a “rinunciare advert ogni trattamento pensionistico privilegiato e all’assegno di positive mandato, a doppia indennità e a doppi rimborsi”. E questo vale per deputati e senatori, ma vale anche per consiglieri regionali e europarlamentari.
Sotto i riflettori stavolta finiscono tanti large del Movimento: Alfonso Bonafede, Paola Taverna, Vito Crimi, Riccardo Fraccaro, Roberto Fico, Danilo Toninelli, solo per citarne alcuni. E la questione, per di più, rischia di intrecciarsi con quella, non secondaria, dei contratti e delle collaborazioni che potrebbero essere fatti advert alcuni ‘uscenti’. Senza contare che Di Battista, forte dei soldi resi, è pronto a pungere i suoi ex colleghi sulla questione.