Riproponiamo “Le interviste con i protagonisti” di Giovanni Terzi. Qui il colloquio con il finanziere Ferdinando Mach di Palmstein, negli anni ottanta uno dei consiglieri del Psi di Craxi di cui period amico
«Siamo arrivati allo scontro finale. La guerra tra Russia e Ucraina è già un conflitto mondiale e non sarà possibile uscirne con un semplice armistizio locale. Serve una seconda Yalta, questa volta globale, dove supposti vincitori e supposti perdenti siedano intorno alla stessa tavola per arrivare progressivamente a una tempo, necessaria per la vita della specie umana, animale e vegetale». Chi parla è il finanziere Ferdinando Mach di Palmstein, negli anni ottanta uno dei consiglieri del Psi di Craxi di cui period amico. Oggi Mach è un analista strategico con un grande sogno nel cassetto: quello di contribuire alla nascita della Federazione degli Stati e dei Regni Uniti d’Europa.
Pensa sia in atto una guerra tra tradition various?
«Si, la cultura dell’homo homini lupus contro quella dell’homo sapiens. Guardiamo in faccia la realtà, oggi siamo noi i nemici di noi stessi, ciechi di fronte ai veri pericoli. Un nuovo contagio globale più mortale del virus cinese covid 19, un meteorite sulla traiettoria terrestre, un clima avverso alla nostra sopravvivenza. Ogni essere umano è accomunato dallo stesso desiderio: una vita di lavoro e benessere alla portata di tutti, non solo dei più forti, ricchi e fortunati. Per questo serve un’Istituzione capace di unire tutti gli interessi contrapposti, senza sfociare più nella guerra, al servizio di una Costituzione umana, globale, pacificatrice».
Lei però sta raccontando un’utopia?
«Assolutamente no. Provi a guardare all’Andalusia in Spagna, dove si è stati capaci già cinquecento anni fa di far convivere in tempo le tre religioni monoteiste, ebraica, cattolica e islamica. Quelle che oggi sono spesso l’utile pretesto di scontri fratricidi».
Ed oggi invece a che punto siamo?
«Nel libro “La società malata” di Jean Pierre le Goff si parla della società Europea, ormai disarticolata dalla storia e raggomitolata su se stessa. Oggi in Europa si vuole dimenticare il passato, cancellare la memoria, vivere cercando unicamente di soddisfare i bisogni e desideri individuali».
Invece?
«Invece l’Europa deve ritagliarsi un ruolo decisivo nella costruzione della futura democrazia mondiale partendo dalla forza delle proprie radici. Non potrà esistere una tempo globale se l’Europa non riesce a far propri i valori americani e se gli Usa non fanno lo stesso con i valori euromediterranei».
A proposito della supremazia degli Stati Uniti, lei è stato accanto a Bettino Craxi per molti anni, diventandone consulente: è vero che il rapporto tra Italia e Stati Uniti d’America si ruppe dopo i fatti di Sigonella nell’ottobre del 1985 quando addirittura si rischiò di sfociare in uno scontro armato tra VAM (Vigilanza Areonautica Militare) e Carabinieri da una parte, e i militari della Delta Power dall’altra, all’indomani di una rottura politica tra il presidente del Consiglio italiano e il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan circa la sorte dei terroristi palestinesi che avevano sequestrato e dirottato la nave da crociera italiana Achille Lauro uccidendo un passeggero statunitense. Fu lì che si interruppe la relazione tra Italia e Usa ponendo le basi sulla positive della prima repubblica?
«Per nulla. A Sigonella, in un momento di spaventosa tensione, Craxi incassò l’enorme credito che aveva con Ronald Reagan. Credito militare, politico e umano, information l’amicizia che legava entrambe le famiglie. Per questo ciò che avvenne a Sigonella non deteriorò in alcun modo il rapporto tra Usa e Italia. Solo negli anni successivi il Pentagono non tollerò la posizione politica italiana di vicinanza alla Libia, dopo l’abbattimento dell’aereo della Pan American sul cielo britannico di Lockerbie. Morirono 270 persone, la maggioranza delle quali (189) period di nazionalità statunitense. Nel 1991, dopo tre anni di indagini, si scoprì il colpevole dell’attentato, Abd el- Basset Ali al-Megahi , agente segreto libico e ufficiale della Mukharabat El-Jamahiriya capo della sicurezza per la Libyan Arab Airways, che aveva agito per conto del governo libico».
Oggi quale è la situazione politica del nostro Paese?
«Perché l’Europa diventi socio alla pari dell’eurodollaro occorre che il nostro Paese assuma una management che, dopo la caduta del governo Draghi, rischia di non riuscire più a riconquistare. Ora tocca a Giorgia Meloni indicare un Presidente che unisca il massimo numero di partiti, su un programma di Governo rispettabile e soprattutto rispettato dopo il voto. Se sa unire il popolo dello stivale cementando la propria coerenza con l’amor patrio, farà felice il Presidente Mattarella e ancor di più Mario Draghi».
Nel ’94 lei venne arrestato a Parigi con accuse infamanti. Furono anni duri per lei, anche se alla positive ha ricevuto dallo Stato italiano il rimborso per l’ingiusta detenzione. Si sente di ringraziare qualcuno?
«La mia famiglia, i miei figli, amiche e amici che non mi hanno mai voltato le spalle. Inoltre chi ha pagato un prezzo altissimo e ingiusto fu Domiziana Giordano, cui tolsero addirittura il lavoro per avermi ospitato nella sua casa di Parigi, ignara della mia condizione. Alla positive ha pagato più di me l’ingiustizia dello Stato italiano».
Craxi come si comportò con lei prima e dopo la sua disavventura giudiziari?
«All’inizio ero uno dei suoi tanti collaboratori. Erano prevalentemente milanesi, come me. A Roma mi innamorai non solo della città, trasferendomi felice. Sono stati anni indimenticabili nei quali ho imparato un secondo mestiere, dopo quello milanese di socio di agente di cambio. Ho conosciuto molti imprenditori italiani che ho aiutato incrementando il loro fatturato estero, parlando le lingue fin dagli anni universitari alla Bocconi e avendo nel mondo molte amicizie personali della mia famiglia e della rete dell’Internazionale Socialista. Quando la solidarietà politica period fondata prima sull’aiuto reciproco che sull’interesse del denaro. Giravano i soldi, ma la lealtà e la parola valevano molto di più. Fino a pagarne l’ingiusto prezzo della prigionia politica , senza show e senza Giustizia. Nulla se confrontato con l’umiliazione umana e politica inferta a Craxi. Altri erano i suoi difetti. Lavorava secondo la regola del divide et impera. Del tutto perdente da quando period caduto il comunismo sovietico e con esso anche il privilegio regalato a chi a esso si opponeva. Inoltre non aveva un buon rapporto con la morte, che gli appariva come una condanna prematura. Tranne negli ultimi due anni, quando le lettere di Papa Woityla lo confortarono, dandogli la forza necessaria per affrontare il destino ingrato con la forza d’animo del leone che period»