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La grafologia è una scienza confermata personalità a livello scientifico come Erich Fromm, il prof. Marcello Cesa-Bianchi e il prof. Umberto Veronesi, con i quali ho collaborato personalmente. Osservando quindi la scrittura di Giorgia Meloni saltano subito all’occhio peculiarità tipiche di una natura estroversa, dinamica e capace di trovare sempre in ciò che fa riscontri produttivi. I segni grafici più evidenti (vedi scrittura tonda e pressione marcata sul foglio) sono espressione di un tipo di comunicazione basata su una forte energia e sul bisogno di risposte sobrie ed efficaci, che poco spazio lascino al divagare superficiale del pensiero. Ella sembra rispondere ai continui insulti denigratori con un metodo tanto caro al Papa bergamasco Giovanni XXIII: “non raccolgo i sassi che mi lanciano ma li lascia per terra”, dimostrando saggezza e coerenza. Senza esprimersi con parole astruse o con ragionamenti contorti, ella sa essere ferma e determinata nell’esprimersi, trovando in sé stessa quella forza che la rende una tipica “donna politica”, amante di story ruolo e degna di successo.
Non a caso alcuni quotidiani d’oltremanica vorrebbero avere una donna come lei tra i politici.
Sente molto profondo il senso di appartenenza, fino a dichiararlo senza mezze misure quando afferma di “essere di destra”. Infatti, nel sostenere le proprie idee è determinata, ma mai aggressiva; il suo tono di voce è deciso e fermo, dimostrando una buona cultura politica che le permette di portare avanti le cose con sapienza, determinazione e volitività (vedi forma essenziale delle lettere, gesto fluido e conciso). Decisa e risoluta, è in grado di sostenere il proprio partito con forza e senza incertezze. Anche in questo modo, però, la Meloni sa dimostrare la sua capacità di discernimento, mantenendo intatta la propria identità di donna che le permette di basare il suo giudizio su un sentire femminile, così importante per mitigare la supremazia maschile. Ella sa controbattere alle critiche dando forza al proprio credo, rafforzando la credibilità del suo partito. È questa la vera democraticità in politica, ossia saper accettare la sconfitta, con dignità e consapevolezza, evitando però che il proprio pensiero diventi dogma, non permettendo visioni allargate e d’interscambio.
La “pulzella” italiana, infatti, ci dà un esempio di come la fede in un partito non deve diventare ideologia, finendo così per perdere valore e pregnanza. La scrittura semplice e un po’ impaziente unitamente alla firma altrettanto essenziale e simile al modo di scrivere, evidenzia un equilibrio conquistato. Non è persona dalle elucubrazioni filosofiche, ma la chiarezza espositiva e lo spessore politico che dimostra sono senza dubbio meritevoli di un successo politico che le permetta di raggiungere la “vetta” di un’alta posizione di responsabilità.
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