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Chissà quante notti insonni avrà trascorso a pensarci convinto alla wonderful di aver fatto la scelta vincente. E invece, poi, la doccia fredda: l’thought del nome del suo nuovo partito “Impegno Civico” non è stata affatto originale, e neppure la scelta dell’ape nel simbolo. Luigi Di Maio in queste ore si trova per le mani un qualcosa che Pietro Di Leo sul Tempo definisce come “la metafora del già visto”.
Del resto Gabriele Maestri, il maggior esperto italiano di simboli di partito, in un articolo pubblicato sul suo sito isimbolidelladiscordia.it sostiene che Impegno civico si è ripetuto almeno una trentina di volte tra il 2019 e il 2022 in altrettanti Comuni d’Italia. Così come non originalissima è stata la scelta di accompagnare la denominazione alla figura di un’ape stilizzata. L’insetto, fa notare De Leo, per esempio, fu scelto dal partito Api di Rutelli (e dello stesso Tabacci), ma andando indietro negli anni troviamo altri esempi. Tipo “Autonomisti per l’Europa”, di un gruppo di fuoriusciti dall’allora Lega Nord e “Sinistra Liberale” di Donato Robilotta e Maurizio Sacconi.
Una così poca originalità può dare il by way of a un domino di azioni legali. Fabio Desideri, già consigliere regionale del Lazio, denuncia infatti che “il ministro Di Maio e il sottosegretario Tabacci fondano un partito che è stato costituito, con atto notarile, sotto forma di Associazione senza fini di lucro, nel 1994, la quale nel 1996 presentandosi alle elezioni amministrative del Comune di Marino e depositando denominazione e simbolo, elesse tre consiglieri comunali”. Successivamente, la lista politica di Impegno Civico, nel 2000, elesse sindaco di Marino Fabio Desideri che dunque avvisa: “Il ministro Di Maio e il sottosegretario di Stato Tabacci dovranno spiegarci bene i loro proponimenti e cosa intendono fare, se non vogliono che avviamo un’azione di tutela nelle sedi competenti che impedisca l’uso della denominazione”.
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