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“Resti solo per chi non lavora” – Il Tempo

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Dario Martini

Il reddito di cittadinanza costa allo Stato oltre 8 miliardi di euro l’anno. Una spesa che non accenna a calare. A dimostrazione che non si tratta di una misura temporanea di sostegno nell’attesa che il beneficiario riesca a trovare un lavoro. In pratica, sta diventando un sussidio a vita. L’importo medio dell’assegno è di 553 euro, con punte di oltre 700 euro. È il motivo per cui il centrodestra propone di farla finita con questo meccanismo giudicato perverso. Sono soprattutto Fratelli d’Italia e Lega a chiedere di cambiarlo radicalmente. Giorgia Meloni è perentoria: «Il reddito di cittadinanza per come è fatto va abolito». Matteo Salvini, fondamentalmente, è d’accordo. E propone di «lasciarlo solo a chi non può lavorare». Per il segretario della Lega è giusto che resti ai disabili, alle persone fragili, che si trovano oggettivamente impossibilitate a lavorare. «Ma se qualcuno prende dei soldi pubblici da 2-3 anni e rifiuta il posto di lavoro deve perdere qualsiasi privilegio. Questo per rispetto a chi si è alzato questa mattina alle 6 per andare a lavorare. Il lavoro è sacro», spiega Salvini durante un comizio a Barletta. Il chief del Carroccio propone di utilizzare quei soldi in un altro modo: «Li possiamo usare per finanziare l’azzeramento dell’Iva sui beni di prima necessità».

Anche Meloni condivide la posizione di Salvini, per cui ci vuole comunque «uno strumento di assistenza per chi non può lavorare, ma per chi può lavorare, bisogna trovare un posto di lavoro». Per la chief di FdI, «l’errore del reddito di cittadinanza è mettere sullo stesso piano dell’assistenza chi può lavorare e chi non può lavorare. Uno Stato giusto non fa una scelta di questo tipo, perché discrimina chi è più debole. È diseducativo dire a un ragazzo di 20 anni “ti do il reddito di cittadinanza”». Più smooth, invece, Forza Italia. Il coordinatore Antonio Tajani ritiene che «il principio del reddito di cittadinanza sia giusto, perché è doveroso da parte di uno Stato sostenere chi è in difficoltà, soprattutto in momenti di crisi. Purtroppo, in Italia è nato male. Bisogna aiutare chi non è in grado di lavorare». D’altronde anche Silvio Berlusconi parla di «revisione» e non di abolizione tout courtroom.

Advert oggi la spesa a carico dell’erario è considerevole. Nel 2019 il reddito di cittadinanza è costato 4 miliardi di euro, con una platea di 1,1 milioni di nuclei familiari, pari a 2,7 milioni di persone coinvolte. Poi sono iniziati a crescere sia i beneficiari che la spesa. Nel 2020 si è arrivati a 1,6 milioni di famiglie (3,7 milioni di persone) con una spesa superiore ai 7 miliardi; nel 2021, 1,8 nuclei (4 milioni di persone) per 8,8 miliardi; da gennaio a giugno di quest’anno 1,6 milioni di famiglie (3,5 milioni di persone) per oltre 4 miliardi. C’è da considerare che a maggio c’è stato lo cease di un mese per tutti coloro che prendevano l’assegno fin dagli esordi, dal lontano aprile 2019. A maggio scorso, infatti, la spesa per lo Stato è stata più bassa, 575mila euro, a fronte dei 712mila del mese precedente. Poi, a giugno, si è tornati a 633mila euro. Segno che i “decaduti” hanno fatto richiesta di rinnovo, potendo così riniziare a percepire il reddito.
 



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